Capitale Italiana del Volontariato 2025
Misterbianco ospiterà il prossimo 10 ottobre 2025 la 1ª Giornata sull’antimafia sociale e l’agricoltura sociale, dedicata a Giuseppe Letizia, il pastorello di appena dodici anni ucciso dalla mafia perché testimone involontario dell’assassinio di Placido Rizzotto. La sua vicenda, drammatica e simbolica, diventa il filo rosso di un’iniziativa che vuole consegnare alle nuove generazioni un’eredità di verità e di coraggio.
Un’occasione unica per mettere in rete scuole, istituzioni e realtà del Terzo Settore. Una mattinata di dialogo con gli studenti e un pomeriggio di confronto in un bene confiscato diventano occasione di memoria, impegno civile e progettualità condivisa. L’iniziativa, promossa dalla Rete Fattorie Sociali Sicilia – BioAS insieme a numerosi partner, rappresenta un forte segnale di resistenza culturale e sociale contro le mafie.
La mattina nelle scuole: “Lib(r)eri di pensare”
Il primo percorso sarà interamente dedicato agli studenti degli istituti comprensivi di Misterbianco. Magistrati, giornalisti, attivisti e scrittori dialogheranno con i ragazzi per raccontare storie e analisi legate al fenomeno mafioso, accompagnati da docenti e amministratori locali che faranno da “traghettatori” di memoria e consapevolezza; con l’obiettivo di stimolare riflessioni, domande e un confronto diretto e di restituire ai giovani la centralità nella costruzione di una cultura antimafiosa.
Il pomeriggio alla Fattoria Sociale Orti del Mediterraneo
Nel pomeriggio, la Fattoria Sociale “Orti del Mediterraneo” – bene confiscato alla mafia e restituito alla comunità – sarà il cuore pulsante del secondo percorso. Dopo i saluti istituzionali e la restituzione del lavoro svolto dagli studenti, si terranno tre tavoli di confronto.
Il primo tavolo sarà dedicato all’analisi dello stato di attuazione della legge 109/1996 sull’uso sociale dei beni confiscati, per riflettere su vincoli e opportunità in relazione all’agricoltura sociale. Il secondo metterà al centro la memoria, con le storie personali e le esperienze che hanno contribuito a costruire percorsi concreti di antimafia sociale. Il terzo tavolo sarà invece più operativo, puntando sulle pratiche di agricoltura sociale come strumenti di inclusione, sviluppo sostenibile e rigenerazione dei territori confiscati alle mafie. Ogni sessione sarà coordinata da giornalisti ed esperti del settore, con il contributo di rappresentanti delle istituzioni, del mondo cooperativo e dell’associazionismo.
L’obiettivo non sarà solo quello di analizzare, ma anche quello di generare proposte condivise e nuove prospettive di impegno. I tre focus, complementari tra loro, offriranno un quadro articolato che unisce normativa, memoria e prassi concreta.
Una rete di impegno condiviso
La giornata è promossa dalla Rete Fattorie Sociali Sicilia – BioAS in collaborazione con il Comune di Misterbianco, il Centro Servizi per il Volontariato Etneo, il CESV Messina, il CESVOP di Palermo, il Forum Terzo Settore Sicilia, Libera, Orti del Mediterraneo e numerose altre realtà associative, cooperative e istituzionali che hanno scelto di condividere questo impegno.
«Dedicare questa giornata a Giuseppe Letizia – sottolinea Salvo Cacciola, presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia – significa dare voce a un bambino che la mafia ha voluto cancellare, ma che oggi torna simbolicamente a parlare alle nuove generazioni. La sua memoria ci ricorda che l’antimafia sociale non è solo contrasto alla criminalità, ma anche costruzione di comunità solidali, pratiche di giustizia sociale e modelli di sviluppo che restituiscono dignità ai territori».
La 1ª Giornata sull’antimafia sociale e l’agricoltura sociale è anche un’occasione di ribadire l’importanza dell’impegno volontario. L’iniziativa è infatti inserita nel percorso della Capitale Italiana del Volontariato 2025 e rappresenta un’occasione unica per mettere insieme istituzioni, scuole, società civile e mondo agricolo sui temi della memoria e dell’impegno condiviso nella convinzione che possano generare comunità sempre più consapevoli e attente ai temi della legalità.
«Negli ultimi anni, il dibattito culturale e politico ha portato a coniugare sempre più spesso il termine antimafia con l’aggettivo sociale. Non si tratta di uno slogan, ma di una vera e propria ridefinizione delle strategie di contrasto alla criminalità organizzata. Le mafie continuano a esercitare una forma di dominio sui territori, alimentata dal degrado sociale e dalle complicità dei cosiddetti “colletti bianchi”. L’antimafia sociale risponde a questa sfida trasformando i beni confiscati in beni comuni, generando welfare di comunità, rigenerando luoghi e restituendo dignità a interi contesti urbani e agricoli – continua Salvo Cacciola – Protagonisti di questo processo sono le cooperative sociali, le imprese agricole impegnate nell’agricoltura sociale e le associazioni del Terzo Settore, chiamate a costruire alleanze virtuose con le scuole, gli enti locali, la magistratura e la finanza etica».