Il Giardino del Benessere, bene confiscato alla mafia e oggi simbolo di rinascita sociale affidato all’Auser, ha ospitato il convegno sul tema “Volontariato contro le mafie”, promosso da Auser Palermo con il supporto del CeSVoP nell’ambito del programma “Palermo Capitale Italiana del Volontariato 2025”.



La tavola rotonda, coordinata dalla giornalista Rai Lidia Tilotta, ha riunito rappresentanti istituzionali, magistratura e mondo del volontariato per analizzare il ruolo cruciale del terzo settore nella lotta alle organizzazioni criminali e nel recupero sociale dei beni confiscati.
I numeri che fanno riflettere
Palermo detiene il primato di capoluogo italiano con il maggior numero di beni confiscati, mentre la Sicilia ne conta 10.000 su 18.000 totali a livello nazionale. Numeri che, come ha sottolineato Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale Antimafia, “non sono incoraggianti ma rappresentano anche un’opportunità per creare una rete di gestori consapevoli del proprio ruolo”.
Le criticità del sistema
Durante l’incontro sono emerse diverse problematiche strutturali del sistema di confisca e assegnazione. “Dentro il sistema della confisca e dell’assegnazione dei beni mafiosi ci sono ancora troppi buchi e poca trasparenza”, ha denunciato Cracolici, evidenziando incongruenze territoriali: “Palermo viene gestita dall’Agenzia per i Beni Confiscati con sede a Palermo ma che dipende da Roma, mentre le confische di Enna e Caltanissetta vengono gestite da Reggio Calabria”.






Il presidente nazionale Auser Domenico Pantaleo ha posto l’accento sui tempi eccessivamente lunghi: “Il lasso di tempo troppo esteso che passa dalla confisca di un bene all’effettiva assegnazione comporta deterioramento dei beni e costi molto alti di ripresa, gestione e manutenzione”.
Le proposte di miglioramento
Giorgio Scirpa, presidente Auser Sicilia, ha presentato alcune proposte concrete per migliorare la situazione:
- Rendere meno farraginose le procedure per confisca, assegnazione e utilizzo dei beni
- Mantenere agli enti locali la regia nella filiera per garantire la funzione di riutilizzo sociale
- Permettere l’utilizzo di una parte dei beni mobili e del contante confiscato per garantire una reale fruizione dei beni assegnati
Il valore dell’antimafia sociale
Giuseppe Provenzano della Commissione Nazionale Antimafia ha sottolineato l’importanza dell’antimafia sociale come “impegno politico e partecipazione civica che debbono avere possibilità di arrivare fino alle istituzioni”, mentre Franca Imbergamo, magistrato della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha ribadito che “il riuso sociale dei beni confiscati è un valore da far rientrare appieno nell’economia legale e produttiva, non un peso collettivo”.
Il volontariato come motore di cambiamento
L’esperienza del Giardino del Benessere rappresenta un esempio virtuoso di come il volontariato possa trasformare luoghi di degrado in spazi di socialità e legalità. Come ha evidenziato Carmelo Pollichino di Libera, “l’importante è che la società civile si concentri sul benessere che questa azione corale può generare, facendo emergere lo spirito di comunità”.



Serafina Moncada della Cooperativa Sociale I Sicaliani ha aggiunto che “quel valore aggiunto di coloro che gestiscono i beni confiscati è l’onestà, di cui andare fieri”.
Verso una nuova consapevolezza
Il convegno ha evidenziato come la lotta alla mafia non sia fine a se stessa, ma rappresenti uno strumento per “rompere i simboli del potere e dell’ostentazione mafiosa”, come ha spiegato Cracolici. In questo contesto, il volontariato assume un ruolo strategico, offrendo alle nuove generazioni – come ha concluso Pantaleo – “la possibilità di ritrovare un senso della vita attraverso socialità, solidarietà e inclusione, valori che possono rendere migliore la società e contrastare l’individualismo esasperato che aumenta le disuguaglianze”.
L’incontro ha dimostrato che, nonostante le criticità del sistema, esiste una rete solida di organizzazioni e persone impegnate nel trasformare i beni confiscati da simboli di potere criminale in luoghi di rinascita sociale e culturale, contribuendo così a costruire una società più giusta e solidale.